Il passaggio dal motore endotermico al motore elettrico suscita da tempo un ampio dibattito, rafforzato negli ultimi mesi dalle pessime performance del mercato automobilistico europeo, fortemente colpito da un calo dei consumi condizionato dai trend economici e dalla decisione di interrompere la produzione di motori endotermici a partire dal 2035. Un duro colpo per l’industria automotive europea, da sempre eccellenza tecnologica riconosciuta a livello mondiale, ma in ritardo rispetto ai produttori asiatici di veicoli elettrici e batterie. Tra le cause, i ritardi nella ridefinizione delle proprie strategie, una filiera dipendente dall’estero e un mercato che non è in grado di assorbire l’offerta attuale, caratterizzata da modelli inadeguati alle esigenze e alla capacitò di spesa del cittadino medio del vecchio continente.
Quale sostenibilità per l’automotive europeo?
In qualità di produttore di scarichi per automotive e motorsport, V system è parte attiva del dibattito in corso, a cui prende parte la CEO, Silvia Gaiani con una serie di riflessioni che spaziano dalle tendenze del mercato alla ricerca di un punto di equilibrio tra i diversi pilastri della sostenibilità: ambientale, economica e sociale. E’ infatti evidente che una normativa capace di mettere in ginocchio una delle principali industrie europee e la sua lunga filiera non faccia parte di un ragionamento politico che integra obiettivi green a competitività.
“I dati parlano da soli, evidente avvisaglia che la presa di posizione dell'Europa ha molti buchi dal punto di vista tecnico e nessuna visione rispetto alla dimensione attuativa. E’ davvero incomprensibile perché si voglia di fatto demolire una delle proprie industrie trainanti, oltretutto pilotando lo sviluppo tecnologico con la legislazione, altro aspetto poco condivisibile. Lo trovo un ossimoro perché la legislazione deve fissare dei target a cui chi sviluppa guardi, raggiungendo il risultato in modi diversi per produrre innovazione; l’esatto contrario di quanto avviene cancellando una linea di sviluppo, quella dei motori termici in favore di una che il mercato non vuole.”
Una tecnologia con luci ed ombre
“L'elettrico ha molti limiti, anche ambientali,” prosegue Gaiani “tra cui l'utilizzo di materie prime per la costruzione delle batterie: metalli rari che portano con se un tema ambientale, sociale e anche geopolitico molto serio, dallo sfruttamento delle risorse per l’estrazione, alla distruzione dei territori, al rapporto con le persone che li abitano. Decidere che gli idrocarburi siano il male assoluto ignorando questi aspetti, non è accettabile come non lo è la demonizzazione del motore termico, che in molte configurazioni è ormai una soluzione estremamente green. Se pensiamo ai motori euro sei e sette scopriamo la presenza di pochi brevetti e un impoverimento dell’ecosistema innovativo europeo perché già prima dell’entrata in vigore è evidente l’orientamento esclusivo verso l’elettrico. E’ infatti molto difficile per una casa automobilistica, mandare avanti due fronti di sviluppo, con la prospettiva di un mercato estinto per legge. A mio avviso, il legislatore sta agendo in assenza delle competenze tecniche necessarie a comprendere le implicazioni delle scelte che vuole attuare, andando quindi in una direzione demagogica che guarda alla sostenibilità come paradigma imprescindibile.”
Le alternative tecnologiche tra ibrido e biocarburanti
La definizione di sostenibilità include tre pilastri: economia, società e ambiente. Se uno solo di questi viene a mancare, il concetto di green perde di senso, per quanto, secondo Gaiani, le alternative intermedie, capaci di mantenere integro questo equilibrio, non manchino.
“I motori ibridi, ad esempio, sono un’eccellente soluzione che abbina termico ad elettrico a cui si potrebbero integrare i biocarburanti come ad esempio e-fuel e synfuel” prosegue Silvia Gaiani “ Questo permetterebbe se non di azzerare, certamente di ridurre in modo significativo le emissioni di Co2. Da ricordare che gli scarichi sono responsabili in Europa di circa il 7% delle emissioni complessive, su cui pneumatici e dischi freno hanno un impatto ambientale notevole in termini di particolato, tema al centro della normativa euro 7. In sintesi, identifichiamo solo uno degli elementi problematici, normando un tema quasi ignorato nel resto del mondo e portando la nostra industria all’autodistruzione. Anche la pubblicità parla solo di motori elettrici, come e il termico fosse sparito. Ma non è così soprattutto perché spariti gli incentivi, le full electric non si vendono: la dinamica di mercato è quindi alterata dagli incentivi statali e da una normativa che non può che preoccupare.”
Problemi strutturali della mobilità elettrica
Guardando poi alla componente infrastrutturale, i limiti sono ancora più evidenti a causa della ridotta disponibilità di colonnine ma anche dell’insufficiente capacità della rete elettrica a sostenere un parco auto fatto, oggi, di 297 milioni di veicoli.
“L’energia utilizzata, peraltro prodotta da fonti non rinnovabili, non è a buon mercato né disponibile in quantità sufficiente.” Continua Gaiani “Abbiamo quindi una polarizzazione del mercato basata su una mistificazione che cerca, peraltro senza riuscire, di spingere le vendite di un segmento di mercato che ha enormi limiti strutturali, per la mancanza di una rete capillare e congiunturali, legati all’usabilità. Una cosa infatti è usare l’elettrico in città per tratte brevi, altra è averlo come mezzo principale su tratte lunghe o in percorsi extra-urbani. "
L’insostenibile impronta di un mercato forzato
Le esternazioni del presidente di Toyota, Akio Toyoda, che ha espresso le perplessità di Toyota sull’elettrico e gli oltre 30.000 esuberi annunciati da Wolkswagen in Germania, raccontano di provvedimenti poco sostenibili sul piano socio-economico, guidati da una visione ideologica del mercato, tema su cui Gaiani prosegue:
“Noi produciamo scarichi, non possiamo quindi condividere la decisione che pone fine al mercato dei motori termici. Questo anche se il nostro segmento, il motorsport, ha tentato incursioni nell’elettrico senza alcun successo, tornando alla tradizione delle gare motoristiche classiche fatte di motori endotermici. Il problema è che un discorso lontano dalla retorica green è accettabile nel mondo del motorsport ma non per il lago consumo dove in questo momento, la sostenibilità è il mantra più cavalcato. Le case automobilistiche europee non si possono permettere di fare affermazioni come quelle di Toyota che essendo stata tra le prime aziende al mondo a introdurre l’elettrico e l’ibrido ha uno storico senza precedenti su questo mercato. Un’esperienza che suggerisce evidentemente che i consumatori preferiscano auto piccole, a prezzi abbordabili e versatili nelle più diverse circostanze. L’opposto di quello che viene immesso sul mercato oggi dove si dichiarano sostenibili SUV da 2-3 tonnellate solo perché mossi da batterie che tra qualche anno saranno esauste e da smaltire. Per non parlare dell’impronta carbonica dell’intero ciclo produttivo. Ma se si volesse lavorare sulle emissioni, la prima regolamentazione dovrebbe riguardare volumi e peso degli autoveicoli, che per moda e marketing stanno assumendo dimensioni sempre maggiori.”
Una rete di servizi dove il consumatore non è al primo posto
“Altro tema è il mercato dell’usato che con l’elettrico, visto il degradarsi dell’efficienza delle batterie non può avere sviluppo.” Riflette ancora Gaiani “Chi comprerebbe un usato di quattro o cinque anni, sapendo che le batterie non sono più efficienti? Per non parlare delle riparazioni in caso di incidente. Il mercato spinge per l’acquisto di servizi, creando condizioni di impoverimento nel consumatore medio che con un mezzo a noleggio non può decidere per quanto usarlo, se usarlo e quanto spendere in caso di crisi. Compriamo servizi senza disporre di nulla, ma questo ha degli effetti negativi, sia nello spazzare via un mercato, sia nel limitare la libertà individuale di disporre delle proprie risorse. Si tratta peraltro di una politica commerciale di breve termine che non risolve il rallentamento delle vendite anzi, lo aggrava. In Italia, a settembre le vendite hanno visto una flessione complessiva del 4,2% con 1.118.083 immatricolazioni rispetto alle 1.167.637 unità di settembre 2023 L’elettrico è la voce più grave con un – 36% in Italia che raggiunge il -43,9 % in Europa.
In questo contesto, molti produttori europei che hanno iniziato a convertire gli impianti sono poi tornati indietro perché la domanda non è sufficiente. Siamo quindi in presenza di un mercato che risponde a un legislatore non guidato da considerazioni tecniche, che ignora le esigenze della domanda e finirà per favorire i produttori cinesi, pronti a inondare il mercato di auto low cost, sia a motorizzazione elettrica che endotermica, richieste dal mercato ma sparite oggi dai listini. Siamo di fronte a una straordinaria miopia politica ed economica dove non servirà mettere dazi all’importazione per le auto cinesi: assurdo dopo aver costruito questo meccanismo autolesionistico."
Sistemi di misurazione oggettivi e certificazioni
Il tema della misurazione oggettiva della sostenibilità è sempre più al centro del dibattito, grazie allo sviluppo di strumenti capaci di definire l’impronta carbonica della produzione fin dalle sue prime fasi.
“L'elettrico non è privo di impatto, come del resto qualunque attività umana, ecco perché serve essere oggettivi anche nella valutazione scientifica della carbon footprint.” Prosegue Gaiani “Su questo, di grande aiuto è ricorrere agli strumenti come l’analisi LCA, che se applicata all’intera filiera produttiva, partendo dall’estrazione delle terre rare, al trasporto dall’estremo oriente, alla messa in strada alla ricarica attraverso la rete elettrica, mostrerebbe risultati simili ai motori termici, studiati per ridurre al massimo le emissioni di CO2, mentre per il particolato, come si è accennato, peso e inerzia diventano determinanti.” E conclude “La misurazione d’impatto è centrale per noi in V system, tanto da conseguire la certificazione ambientale ISO 14001, che ci permette di tracciare una serie di attività che permettano di aumentare la componente sostenibile della nostra produzione. In questo quadro si inserisce ad esempio il furgone elettrico, che si rivela ideale per l’utilizzo a corto raggio e la possibilità di ricaricare almeno in parte attraverso i pannelli solari con cui abbiamo attrezzato lo stabilimento di Fiorano. Questa è solo una delle iniziative, ma dimostra inequivocabilmente che anche per un produttore di scarichi, le politiche di sostenibilità sono guidate dalla valutazione oggettiva, dati alla mano e lontano da considerazioni di natura ideologica, seppur con la sostenibilità sempre in mente.”