"Tredicimila euro, ne è valsa la pena. Con una spesa modesta, specie se rapportata al giro d'affari della F1, domenica scorsa è stata salvata la vita di Romain Grosjean. È il costo dell'Halo, l'aureola di titanio a protezione della testa dei piloti imposta dalla Fia nel 2018 tra il malumore e le risatine ("Sembra una infradito") degli stessi protagonisti.
C'è anche un po' di Italia in questo prodigio della tecnologia: V System, azienda di Fiorano, a un passo da casa Ferrari, è uno dei tre produttori dell'Halo con Cp Autosport (Germania) e Stt (Inghilterra). "Abbiamo ottenuto l'omologazione nel 2017 - racconta l'ad Silvia Gaiani -, serviamo mezza griglia ma preferisco non dirle quali scuderie". Tra i clienti c'è la Rossa, non la Haas, ma per Grosjean sarebbe stato lo stesso perchè il pezzo, dal peso di 9 kg, è uguale per tutti, salvo il rivestimento esterno di 3,5 mm lasciato alla creatività dei team. "Siamo in F1 da prima dell'Halo - continua la Gaiani -, la Fia ci ha inserito tra i potenziali produttori. Riceviamo il progetto e lo realizziamo, non sono tante le aziende in grado di piegare un tubo di titanio grado 5. In tre anni ne abbiamo fatti circa una trentina". L'Halo, fissato al telaio in tre punti, deve resistere a forze spaventose, subisce due test statici nella parte frontale (5 tonnellate orizzontale, 12 verticale) e in quella laterale (10 verso l'interno, 9 in orizzontale). "La prima cosa che ho provato dopo l'incidente? Una grande gioia perchè ha funzionato: c'è sempre un margine di rischio che dipende dalla dinamica".
"Bello vedere che funziona"
Se la testa è protetta anche dalla barra circolare in titanio, il corpo del pilota è affidato alla scocca. Quella della Haas che ha retto a un urto da 53 G di decelerazione è prodotta da Dallara, come i telai della IndyCar. "Dobbiamo ringraziare la Fia che ha richiesto standard di sicurezza sempre più elevati", riflette Gian Paolo Dallara, il fondatore. La cellula di sopravvivenza è realizzata in carbonio e rinforzata da strati di kevlar, materiale impiegato nei giubbotti antiproiettile. Sempre più severe pure le norme che regolano le tute, anche in questo caso prodotte in gran numero da aziende italiane, ad esempio Alpinestars (Haas) o Sparco. Grosjean è sopravvissuto a 27 secondi tra le fiamme, se ha riportato solo leggere ustioni al dorso delle mani e alle caviglie lo si deve ai materiali che lo vestivano: ciascuna tuta, realizzata in strati traspiranti di fibra "Nomex" (da 2 a 4), deve resistere a 800 gradi. È previsto che il pilota sopravviva almeno 11 secondi a 840 gradi. È andata bene."